Il Museo storico dell’Università di Pavia, aperto ma a porte chiuse

Tecnologie digitali e social media per pubblici diversi

Il Museo storico dell’Università di Pavia ha una lunga e ricca storia di incontro con i visitatori. Accoglierli e cercare di far vivere un’esperienza coinvolgente, conducendoli attraverso le sale, alla scoperta di tante storie nascoste, di antichi strumenti, preparati e personaggi che hanno donato innovazioni e scoperte all’umanità, è fonte di costante ispirazione. Vengono infatti organizzati eventi e attività che sono rivolti a pubblici di diverse età e vocazioni e che si avvalgono anche dell’apporto delle nuove tecnologie digitali. Il museo è sempre attivo sul web, con un sito aggiornato e profili curati sui social media.

Una finestra di dialogo

Con l’insorgere della pandemia di Covid-19 l’intento di mantenere aperta una finestra di dialogo costante e informale con il pubblico ha dato rinnovata spinta agli sforzi online del museo e ha fornito le basi per l’ideazione di nuove strategie comunicative. La programmazione dei post sui social media è pensata per offrire contenuti ai diversi pubblici che si interfacciano abitualmente con il museo e per avvicinarne di nuovi.

Un calendario settimanale

Su Facebook le illustrazioni raffiguranti i protagonisti delle piccole fiabe del lunedì segnano per i più piccoli l’avvio della settimana, non più scandita dall’inizio delle lezioni in classe, e mirano a ispirarli e incoraggiarli nella loro quotidianità.

I post del mercoledì e del venerdì sono dedicati agli adulti che in condizioni normali costituirebbero i visitatori singoli del museo; con video sia d’archivio che recenti si raccontano spaccati di museo, mentre i post sui medici dell’Ateneo pavese invitano a scoprire l’attività instancabile di scienziati che si sono dedicati all’avanzamento della scienza medica.

Il sabato, infine, è #markerday, nel quale al pubblico attento alle ultime tecnologie si offre la possibilità inedita di approfondire autonomamente, direttamente da casa, la conoscenza dei singoli oggetti esposti, in una sorta di visita virtuale mirata e personalizzata; i marker della app a realtà aumentata utilizzabile gratuitamente in museo vengono infatti resi disponibili su Facebook. È sufficiente inquadrarli da smart device con la App Museo Storico dell’Università di Pavia (disponibile sugli store Android e iOs) per poter navigare fra video, contenuti tridimensionali, immagini e spiegazioni dettagliate.

L’account Instagram del museo prevede invece contenuti coinvolgenti per un pubblico di giovani adulti e universitari: i meme e le challenge del lunedì ravvivano la materia proposta, anche con nuove challenge per divertire e coinvolgere i ragazzi; il mercoledì si propongono approfondimenti sugli oggetti del museo e il venerdì è sempre #museodì: i membri dello staff a rotazione offrono, via video post e IGTV, una breve storia sul museo, i suoi oggetti e personaggi.

Tante opportunità di interazione

Nelle Instagram Stories, inoltre, vengono riproposte fiabe e racconti, giochi, momenti di condivisione e aggiornamenti sulle ultime news dall’Università di Pavia, nonché i contenuti suggeriti dagli utenti stessi.

Sono a disposizione su Youtube le playlist del Museo per la Storia, che consentono di visionare brevi racconti su argomenti di fisica e medicina, videolibri (pagine antiche sfogliate in video), riprese delle cere anatomiche custodite al museo e video promozionali e di storytelling prodotti da studenti del corso di CIM (Comunicazione, Innovazione, Multimedialità). Il museo condivide infatti con piacere i contributi di studenti e visitatori (ad esempio video-storytelling, insta stories, filtri Instagram) e sta riflettendo su come sia possibile incentivare sempre più la condivisione.

Per il pubblico che non interagisce attraverso i social è possibile usufruire dei contenuti proposti anche sul sito del Museo, nell’apposita pagina #raccontamuseo, un titolo-hashtag che identifica i contenuti proposti online e che è stato ideato in accordo con altri musei del Sistema Museale d’Ateneo.

Un pubblico ampliato senza limiti

L’intensa attività sui social ha portato un primo, importante risultato: il contatto con associazioni, gruppi di studenti e di visitatori, anche lontani, che hanno mostrato interesse per visite guidate personalizzate attraverso le sale del museo. Le riprese video di oggetti e particolari del museo vengono quindi montate ad hoc, secondo gli interessi espressi dal gruppo durante un incontro organizzativo pre-visita; vengono poi trasmesse durante un meeting Zoom e commentate in diretta dallo staff museale. Questa modalità di fruizione, sperimentata solo negli ultimi tempi, consente un elevato livello di interattività con il visitatore virtuale che può in qualunque momento fare domande e chiedere di soffermarsi su un’immagine, approfondendo argomenti di particolare interesse.

Cecilia Payne raffigurata nella “piccola fiaba del lunedì” che parla della sua scoperta della composizione delle stelle e delle difficoltà in ambito accademico, in quanto donna

Un secondo risultato è l’utilizzo delle immagini e delle suggestioni delle fiabe del lunedì per realizzare fiabe più lunghe e articolate che vengono proposte, durante i contatti a distanza con i bambini, dalle insegnanti delle scuole dell’infanzia che partecipavano ai progetti co-creativi tra museo e scuole. Una riflessione più profonda sugli effetti positivi e negativi di questo periodo sarà possibile solo più avanti. Va comunque rilevato che questo periodo di sospensione delle attività usuali ha portato a mettere in atto strategie che potranno essere utilizzate in futuro per restare in contatto con visitatori che non possono fruire del museo in presenza e per arricchire tutte le attività del museo, sia quelle di visita e laboratoriali sia i progetti co-creativi che annualmente coinvolgono molte scuole del territorio.

Ester Maria Bernardi

Ester Maria Bernardi

Titolare di borsa di studio per attività di ricerca presso il Dipartimento di Fisica dell’Università di Pavia. Al Museo per la Storia dell’Università si occupa di comunicazione, grafica e gestione dei contenuti dell’applicazione AR. Ha conseguito la laurea magistrale in Comunicazione professionale e multimediale all’Università di Pavia. Entrambe le sue tesi di laurea, triennale e magistrale, hanno preso in esame le novità nell’ambito degli strumenti digitali, con particolare riguardo alle tecnologie VR e AR.

Lidia Falomo Bernarduzzi

Lidia Falomo Bernarduzzi

Ricercatore al Dipartimento di Fisica dell’Università di Pavia, Direttore del Museo per la Storia dell’Università e del Museo di Fisica e Responsabile dei servizi educativi del Sistema Museale d’Ateneo. Tiene i corsi di Tecnologie della comunicazione scientifica, Comunicazione digitale e multimediale, Preparazione di esperienze didattiche. Da tempo si occupa di approfondire il ruolo che la storia della scienza e le tecnologie digitali possono svolgere nell’educazione scientifica, sia in ambito formale (istruzione scolastica) sia in ambito informale (musei scientifici).