Alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso Umberto Scerrato (1928-2004), uno dei più importanti archeologi iranisti e islamisti italiani, profuse grande impegno nella costituzione di un Seminario di Archeologia Orientale (SAO) presso l’allora Facoltà di Lingue e Civiltà Orientali dell’Istituto Universitario Orientale di Napoli, con il preciso obiettivo di creare uno spazio da destinare agli insegnamenti di carattere archeologico e storico-artistico all’interno dei principali ambiti linguistici e storico-culturali dell’Ateneo.
Il primo nucleo di un Museo Universitario
Scerrato partecipò attivamente alla realizzazione di una sezione distaccata della Biblioteca, riservata agli studi e alle ricerche di ambito archeologico e, all’inizio degli anni Settanta, creò una collezione di un centinaio di oggetti di arte islamica, in ceramica e metallo, utile alla costituzione di un primo nucleo di un museo didattico.
L’inaugurazione nel 2012
Malgrado l’interesse che la collezione suscitò da parte di docenti e studenti, nonché l’ampliamento avvenuto nel corso del tempo, la realizzazione del Museo ha richiesto molti anni, soprattutto per la difficoltà di trovare una sede appropriata. Grazie all’impegno dell’allora Rettrice, Professoressa Lida Viganoni, il Museo è stato infatti inaugurato solo nel novembre del 2012, ubicato in uno dei principali palazzi storici del lungomare della città, Palazzo Du Mesnil, sede del Rettorato dal 2001, e ha stimolato sin da subito interesse e curiosità anche da parte del pubblico, su scala cittadina, nazionale e internazionale.

Non vi è stata nessuna esitazione nel dare al museo il nome dell’archeologo che per primo lo aveva concepito e non stupisce, al contempo, se, tra le collezioni, quella islamica sia la più rappresentativa. Dalla sua inaugurazione il museo ha acquisito una sempre maggiore fisionomia e ha trovato anche nell’attuale Rettrice, Professoressa Elda Morlicchio, un valido e costante sostegno.
Gli oggetti islamici
La sezione islamica del Museo Orientale consta di circa 300 oggetti di cui oltre la metà in esposizione. Essi mostrano un panorama particolarmente eloquente di diverse produzioni provenienti da un’ampia area dei territori che erano sotto il controllo dell’Islam (dall’Egitto all’Asia centrale), ascrivibili a un altrettanto ampio arco cronologico (dal IX agli inizi del XX secolo): stele funerarie in marmo dai cimiteri dell’Alto Egitto con epitaffi in lingua araba, vasellame e lucerne in ceramica, soprattutto invetriata, dalle officine dell’alta Mesopotamia, dell’area sud-caspica, dell’Iran centro-settentrionale e della regione storica del Khorasan (oggi divisa tra l’Iran nord-orientale, l’Afghanistan settentrionale e il Turkmenistan) e una vasta gamma di manufatti in leghe di rame (vasellame, dispositivi per l’acqua e per l’illuminazione, oggetti per la persona), in taluni casi impreziositi da agemine in argento, di produzione iranica, soprattutto khorasanide.

Reperti archeologici dagli scavi italiani di Ghazni (Afghanistan)
Nel 1956 Scerrato è stato il primo archeologo della Missione Archeologica Italiana in Afganistan incaricato di condurre ricerche in un sito islamico nel continente asiatico. A soli 28 anni ha portato in luce le prime interessanti vestigia della città di Ghazni che, dopo essere stata una delle più fiorenti città dell’Asia dell’XI-XII secolo sotto la potente dinastia sultanale dei Ghaznavidi, era stata completamente rasa al suolo dalle invasioni delle orde mongole nella seconda meta del XIII secolo.
Frammenti di ceramiche e di elementi di decorazione architettonica in marmo, stucco e mattone cotto – rinvenuti negli scavi condotti dalla Missione Italiana e trasferiti in Italia in base ad accordi stabiliti con le Autorità afghane – sono conservati in un magazzino del Museo e costituiscono un valido materiale per i laboratori destinati agli studenti di archeologia.

La produzione islamica fonte di ispirazione
La collezione islamica offre una buona campionatura di oggetti la cui importanza è tutt’altro che trascurabile nel ricco patrimonio artistico islamico esistente in Italia, sparso in un centinaio di collezioni pubbliche e private, non sempre però di agevole fruizione da parte del pubblico.
Il museo assicura, dunque, la conservazione, la valorizzazione e la ricezione di un prezioso bene culturale e offre l’occasione per un incontro non infruttuoso con un’arte che si contraddistingue per il suo carattere spiccatamente dinamico e decorativo, e che, in virtù dell’incontro/scontro che l’Europa, in particolare l’Italia, ha avuto con il mondo islamico a partire dall’ultimo scorcio del VII secolo, ha saputo fortemente ispirare sin dal Medioevo produzioni artistiche occidentali.