A partire dal 18 maggio 2020, dopo circa due mesi e mezzo di chiusura al pubblico, i musei e gli istituti di cultura italiani hanno iniziato a riaprire seguendo e applicando rigorosamente le linee guida ministeriali e del comitato tecnico scientifico. Si tratta di uno sforzo enorme che i diversi operatori, dagli assistenti alla vigilanza, ai tecnici, agli addetti alla comunicazione fino ai direttori, hanno dovuto affrontare, consapevoli che quanto richiesto per ridurre e mitigare il rischio di contagio in qualche misura si pone in contrasto con la realizzazione e comunicazione di un museo nuovo e aperto al futuro.
Il museo oggi: il dibattito internazionale
A livello internazionale il dibattito sul ruolo e la definizione di museo ha visto infatti negli ultimi anni un’importante accelerazione volta a proporre una nuova definizione di museo da parte dell’International Council of Museums – ICOM, in occasione della Conferenza Generale di Kyoto (1-7 settembre 2019): il museo come luogo aperto alle più varie esperienze culturali, spazio prescelto dalla società odierna per eventi e spettacoli, luogo quindi che non solo custodisce il passato ma che vuole comprendere e raccontare in modo nuovo e attivo il presente.
Dopo la pandemia di Covid-19: una nuova sfida
La sfida che oggi, dopo la pandemia di Covid-19, i musei devono raccogliere, al di là delle gravissime situazioni economiche che il settore dovrà affrontare nei prossimi mesi se non anni, è anche e soprattutto concettuale: da un lato, infatti, viene ridotta l’esperienza fisica della visita al museo, destinato, per ovvie necessità, a essere frequentato ogni volta da meno persone, dall’altro questi stessi luoghi possono essere fruiti, attraverso l’esperienza virtuale, da un numero più alto di visitatori, dimostrando anche ai siti più piccoli l’importanza e le potenzialità dei nuovi media e delle piattaforme social.
Dopo la pandemia di Covid-19: un nuovo ruolo per il museo
Una domanda non è banale ma di vitale importanza: che ruolo dare oggi al museo, come poter dare di nuovo voce e significato a questo luogo e alle sue collezioni, in una realtà post Covid molto diversa e per certi aspetti fino a qualche mese fa neanche ipotizzabile?
Si deve con forza ripartire dal luogo museale come spazio sicuro per la mente e per il corpo, che offre al pubblico, a quei visitatori portatori di quel turismo di prossimità così tanto decantato dai media, la possibilità di riappropriarsi dei luoghi della storia vicini al nostro territorio, puntando sulla funzione sociale del museo che non solo custodisce patrimonio culturale ma promuove azioni di valore. La forzata necessità di contingentare e organizzare gli ingressi, l’aspetto forse più penalizzante per i siti piccoli, che vivevano e costruivano la propria offerta sugli eventi, può essere convertita in una opportunità per comunicare alla collettività la sicurezza del sito rispetto ad altre realtà all’aperto, quali parchi, giardini, spiagge, che con molta probabilità rischiano di riempirsi in modo sconsiderato, vanificando gli sforzi fatti.
Una proposta: il museo come spazio culturale aperto
Ecco quindi che il museo può essere percepito da tutti, anche e soprattutto da chi normalmente non lo frequentava, come luogo veramente aperto, un presidio culturale sul territorio, ma anche e soprattutto una realtà permeabile a costruire diverse esperienze. I musei e i siti della cultura, specie quelli che hanno spazi aperti, come le aree archeologiche, i giardini, ma anche le terrazze, le logge, gli atri, come nel passato, possono diventare in prima battuta dei luoghi sicuri per leggere un libro, sfogliare un quotidiano, ascoltare musica, sorseggiare un caffè o semplicemente stare all’aperto a godersi la bellezza del patrimonio culturale.

Il distanziamento sociale come opportunità per una nuova esperienza con il museo
Riappropriarsi del museo non solo come contenitore di opere ma come realtà da vivere e fruire ogni volta che si vuole, utilizzando abbonamenti e card annuali che fidelizzino il pubblico, può aiutare ancora di più a comprendere che il museo è di tutti, per tutti. La possibilità di fruire dello spazio museale in solitudine, in uno spazio rarefatto antitetico alle dinamiche di grande affluenza e di grande pubblico che hanno interessato alcuni siti e musei italiani negli ultimi anni, senza non poche polemiche, apre, infatti, a nuovi scenari di accesso alla cultura, che possono non essere percepiti come rapporto elitario con la cultura stessa ma al contrario sviluppare un rapporto emozionale, intimo e personale con le diverse manifestazioni artistiche.
Muovono in queste direzioni le felici esperienze messe a punto in diversi contesti nazionali e internazionali dove la situazione contingente emergenziale ha favorito modalità di percezione culturale in totale solitudine, dalla mostra 5 minuti con Monet. A tu per tu con le Ninfee, a Palazzo Ducale a Genova, incentrata su un unico dipinto di Monet (1840-1926), all’evento organizzato dall’Istituto Italiano di Stoccolma che ha lanciato l’iniziativa One to All per la proiezione del Sigismondo di Gioacchino Rossini, inizialmente prevista per il 19 marzo e poi annullata per l’emergenza.