Nel Museo di Archeologia dell’Università degli Studi di Catania (MAUC) sono esposti gli oggetti della collezione di Guido Libertini (1888-1953), Rettore dell’Ateneo, che consentono un viaggio all’interno del territorio catanese dal periodo preistorico al periodo medievale.
Cuore del museo sono le notevoli testimonianze di antichità classica collezionate dallo studioso catanese, a cui si sono aggiunti nel tempo i reperti confluiti negli anni delle attività dell’Istituto di Archeologia condotte nel territorio. Nella sua totalità il nucleo del Museo è composto da 325 reperti (ceramica, coroplastica, epigrafi), cui si aggiungono un centinaio di monete di epoca greco-romana.
Il progetto di digitalizzazione
La scelta di digitalizzare i reperti del Museo è basata sulla rilevanza della Collezione Libertini, sulla qualità e consistenza della documentazione a supporto, sulla notevole presenza di legacy data e sul significato culturale che il Museo riveste per la collettività e per il mondo universitario catanese. In particolare, l’impossibilità di visitare il museo da parte dei visitatori a partire dall’inizio della crisi causata dalla pandemia del Covid-19 ha spinto gli studiosi coinvolti nella gestione della collezione a rivedere le tradizionali forme di esposizione per concentrarsi maggiormente sugli aspetti legati alla digitalizzazione, alla fruizione condivisa online e al coinvolgimento degli studenti dei corsi di laurea di Beni Culturali e di Archeologia del Dipartimento di Scienze Umanistiche nell’immaginare un museo fluido che non necessitasse più della sua dimensione fisica per entrare invece in una nuova prospettiva digitale.
La digitalizzazione della Collezione ha tentato di esplorare modelli innovativi di data entry: tutti i legacy data disponibili sulla Collezione (schede, inventari, fotografie) e ogni nuovo dato saranno messi a disposizione per favorire nuove ricerche da parte di specialisti, ma anche la loro riscoperta da parte di un più ampio pubblico, compresi gli studenti universitari che sono stati direttamente coinvolti nel processo di immissione dei dati.
Tutti i documenti disponibili sulla collezione saranno resi disponibili e riutilizzabili on line in un formato aperto (CC BY-NC-SA 2.5 IT – Creative Commons) e connesso secondo lo spirito di un’archeologia pubblica, condivisa e partecipata.
L’esperienza digitale
La realizzazione della piattaforma, nella quale confluirà l’attività di digitalizzazione fin qui condotta, sarà un luogo nel quale verranno promossi la condivisione e il riuso consapevole dei dati, non solo per i ricercatori e altri professionisti del settore archeologico, ma anche per il grande pubblico. La digitalizzazione delle collezioni museali diventa l’occasione per l’avvio di progetti di partecipazione sociale che, sul modello di altre esperienze italiane ed estere, hanno dato seguito a un processo di crescita bottom up e sono riuscite a dare nuova linfa alle collezioni museali e creare valore culturale, sociale ed economico. Secondo tale prospettiva i musei, cui l’International Council of Museum (ICOM) riconosce il ruolo sociale e non solo scientifico, sono tenuti, per il pieno raggiungimento della loro missione, alla conoscenza del contesto in cui operano, al coinvolgimento della comunità e alla creazione di valore per tutti i potenziali stakeholders.
La varietà dei possibili modelli di gestione e la crescente affermazione dell’utilizzo delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione impongono la rapida evoluzione delle modalità in cui i musei erogano la loro offerta, sviluppando il coinvolgimento e la partecipazione del pubblico anche attraverso esperienze di volontariato, co-creazione artistica e utilizzo di nuove tecnologie. Lo studio del pubblico e il suo potenziamento sono collegati alle strategie per l’educazione, la comunicazione e il marketing.
Il progetto di digitalizzazione della Collezione e la messa online del catalogo nel sito dedicato all’interno della piattaforma del sistema museale di Ateneo sono l’occasione per avviare una concreta esperienza di audience engagement. Il digitale sta già da tempo cambiando il comportamento del pubblico nei confronti del patrimonio culturale e sta rimodellando la sua esperienza museale, come si evidenzia sulle piattaforme social (Twitter, Instagram, Facebook).
Il processo di digitalizzazione
Il progetto non è ancora giunto al suo termine. I dati relativi ai 325 reperti archeologici sono stati digitalizzati e gestiti nel database tramite un’interfaccia web temporanea, popolata grazie al ruolo attivo degli studenti, in attesa che venga resa visibile e fruibile sul portale web definitivo che raccoglierà tutti i dati relativi ai musei dell’Università di Catania.
La prima fase, ovvero la digitalizzazione, è stata completata a settembre 2020. Questa fase del progetto è stata un’esperienza interessante anche a scopo educativo, perché esperti di digital humanities, studenti e giovani ricercatori sono stati coinvolti e hanno lavorato insieme per un obiettivo comune.
La fase successiva prevede la digitalizzazione 3D pianificata di ogni reperto archeologico e la creazione di un modello 3D effettuata sulla base degli standard attualmente in uso in altri progetti. Nell’ambito del progetto di digitalizzazione sarà creata anche l’ontologia del MAUC, attraverso il processo di combinazione e fusione di ontologie ben formate già in uso in altri ambiti, come OntoCeramic ed EpiOnt. Pertanto, tutti i dati saranno disponibili in formato aperto e collegati ad altre raccolte digitalizzate.
Il progetto di digitalizzazione del MAUC ha l’obiettivo di collocare la sua Collezione in luogo aperto e fluido che, grazie al coinvolgimento degli studenti e degli studiosi del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania, possa essere condiviso a livello nazionale e internazionale.