Una delle questioni più difficili e importanti, con cui gli archeologi, che conducono ricerche sul campo devono sempre misurarsi, è come meglio relazionarsi con la comunità locale. Questo importantissimo aspetto della gestione del patrimonio ha acquisito una speciale rilevanza negli ultimi decenni a livello globale, e qui prenderemo come riferimento per la riflessione alcune esperienze raccolte nella parte argentina dell’area andina centro-meridionale.
In termini generali, non c’è dubbio che l’archeologo abbia molto da imparare, condividere e dare in termini di rapporto con la comunità locale e, allo stesso tempo, è molto quello che riceve. Come tante altre attività accademiche, la maggior parte delle ricerche archeologiche non ha lasciato benefici duraturi nel luogo dei lavori sul campo, una situazione che può essere attribuita alla mancanza di una prospettiva riferita alla gestione del patrimonio, lo sviluppo locale in generale e alla mancanza di risorse da parte del gruppo professionale coinvolto, che, nella maggior parte dei casi, si trova interamente situato in città molto lontane dai luoghi dove si realizzano le scoperte.

La situazione politica e sociale degli ultimi anni ha mostrato nella regione processi di etnicizzazione promossi dai governi, organizzazioni internazionali multilaterali e organizzazioni della società civile. A livello locale si formano gruppi comunitari conformati sulla base dell’auto-ascrizione di un gruppo di individui a una specifica identità etnica che, dopo le corrispondenti presentazioni, sono legalmente convalidate dallo Stato.
Questi gruppi considerano i rinvenimenti del patrimonio archeologico pre-ispanico delle loro rispettive località come una loro proprietà, poiché viene interpretato come opera dei loro antenati e prova della grande antichità della loro presenza nella zona. Questa posizione è avallata dalle autorità responsabili dell’applicazione in materia di patrimonio a livello provinciale e nazionale e trova anche un sostegno militante in diversi settori accademici e in importanti organizzazioni civili, molte delle quali con una rilevante presenza nella capitale del paese.
In alcune regioni, come la Puna e la Quebrada de Humahuaca (Jujuy, Argentina), praticamente tutte le località hanno uno o più gruppi indigeni organizzati a cui si deve chiedere formalmente l’autorizzazione per effettuare ricerche archeologiche nella loro area di influenza. Invece altri insediamenti umani attuali (compresa la stessa capitale), situati nella stessa provincia argentina, non hanno questo requisito per lo studio dei resti del passato, data l’assenza di gruppi che hanno mostrato interesse a rivendicare una continuità storica con i resti locali della cultura materiale del passato.
La richiesta scritta di autorizzazione deve essere fatta alla comunità indigena legalmente organizzata. In quasi tutti i casi solo una parte dei membri di una località si autoidentifica come membro di una comunità indigena. È persino comune trovare membri di gruppi indigeni diversi (e persino opposti) all’interno della stessa famiglia e persone che non si identificano con i costumi a cui sono associati.

Lo stato tende a concedere a queste popolazioni il possesso dei beni archeologici che rivendicano come propri e si fa carico della gestione amministrativa di fronte agli archeologi. I processi effettivi di patrimonializzazione dei siti archeologici sono numericamente molto scarsi e le decisioni sulla loro attuazione sono basate su fattori generalmente estranei all’archeologia. In nome del patrimonio, recentemente, più che la protezione e la valorizzazione dei beni, gli interventi sono concepiti sulla base di un eventuale valore come contributo all’espansione del turismo e a interessi economici e politici.

Il contesto della situazione descritta in breve è rilevante per tutte le parti in quanto spesso dà origine a conflitti. Gli archeologi per lo più non sono specializzati in attività di gestione patrimoniale e di legami con la comunità e, fino a poco tempo fa, raramente si era sollevato questo tipo di dibattiti e realizzazioni. Il possibile contrappunto tra le versioni intorno alle caratteristiche del passato locale, che si può raggiungere sulla base delle conclusioni tratte dagli ambienti accademici e le altre sviluppate a partire dal senso di appartenenza a un determinato gruppo umano, tende a correre su binari paralleli, senza ulteriori confronti, e nel caso ci siano si definisce in favore dei locali.
Di fronte a questa complessa realtà, la conoscenza e la cura del patrimonio preispanico richiedono una via d’uscita da questo bivio paralizzante che permetta di concentrarsi sui benefici diretti per le comunità locali nel loro insieme, sullo sviluppo delle ricerche specializzate e, contemporaneamente, sulla salvaguardia dei beni e la gestione della conoscenza attraverso un’adeguata amministrazione del patrimonio in cui collaborino reciprocamente tutte le parti in base alle loro competenze.