Tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin fu al centro di un diffuso dibattito in merito alle cause dell’evoluzione. Il naturalista Julian Huxley definì questa fase “eclissi del darwinismo” per indicare il fatto che l’evoluzione dei viventi era stata ampiamente accettata negli ambienti scientifici, ma non tutti i naturalisti ritenevano che la selezione naturale e i cambiamenti casuali (che noi oggi attribuiamo alle mutazioni) ne fossero le cause principali.
Numerosi naturalisti italiani presero parte a questo dibattito ed è interessante rileggerne oggi i contributi non solo da un punto di vista storico, ma anche epistemologico poiché questo dibattito è ancora oggi molto utile per comprendere come una teoria scientifica nasce ed evolve, grazie al dibattito che si origina all’interno della comunità scientifica internazionale.
Allo scopo di ricostruire questa interessante fase storica, è stato realizzato il progetto “Le cause dell’evoluzione: Daniele Rosa e il contributo dei naturalisti modenesi nell’origine della biologia evoluzionistica moderna”. Il progetto, frutto della collaborazione tra l’Università di Modena e Reggio Emilia e l’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena, ha permesso di ricostruire il lavoro dello zoologo e naturalista Daniele Rosa (1857-1944), così da riconsiderarne il lavoro, che dovrebbe essere, a pieno merito, inserito in quella fase di vivace discussione sul ruolo della selezione naturale che ha caratterizzato l’eclissi del darwinismo.
Al fine di valorizzare il lavoro di Daniele Rosa e di poterlo oggi rileggere nella sua completezza, è stata realizzata la digitalizzazione delle oltre 130 pubblicazioni di Rosa (tra articoli scientifici e libri).

Inoltre, grazie alla disponibilità dell’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena, è possibile accedere al carteggio di Rosa (rimasto inedito sino a oggi), da cui emergono numerosi aspetti importanti non solo per comprenderne appieno il lavoro, ma anche per toccare con mano le numerose interazioni che Rosa seppe costruire e mantenere sia con i propri allievi che con numerosi e importanti naturalisti e intellettuali del suo tempo.
Il carteggio, acquisito nel 2018 dall’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena grazie alla donazione a titolo gratuito del professor Jobst Wendt dell’Università di Tübingen), è stato ordinato e catalogato ad opera della Biblioteca dell’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena, mentre la sua digitalizzazione è stata curata dal fotografo Vincenzo Negro. Il carteggio consiste in quasi novecento lettere e cartoline relative al periodo 1857-1944 e comprende quasi trecento corrispondenti.

Il progetto “Le cause dell’evoluzione” ha incluso anche la ricognizione delle collezioni del Museo di Zoologia e Anatomia Comparata dell’Ateneo modenese al fine di verificare la presenza dei campioni che Daniele Rosa riportava come depositati in museo, ma di cui non si ha più alcuna traccia dall’inizio del Novecento. Questa ricerca ha permesso di identificare 19 campioni di oligocheti depositati in museo e studiati da Rosa e che portano ancora il cartellino originale autografo di Rosa. Tra i campioni ritrovati, il più importante è relativo all’anellide Allolobophora cuginii, che Rosa descrisse nel 1905, in quanto rappresenta l’olotipo per questa specie.

I campioni di Rosa sono stati rimossi dai percorsi espositivi ormai da diversi decenni e questo non sorprende perché non necessariamente tutti i campioni devono essere presenti in un percorso espositivo. Tuttavia, i campioni ritrovati di Rosa ci ricordano che ogni campione presente in un museo naturalistico presenta una sorta di stratigrafia, una sovrapposizione di significati che possono essere di volta in volta narrati, valorizzati e tramandati. Molto spesso viene percepito come danno solamente la distruzione fisica del campione, ma la perdita della storia dei campioni li rende muti, ovvero incapaci di comunicare la storia che portano con sé. Per dare, quindi, pienamente valore alle collezioni, non dobbiamo dimenticare l’importanza degli archivi che documentano la storia di quei pezzi, così come quella della loro acquisizione, nonché dell’importanza che essi hanno rivestito nella storia delle scienze naturali e per gli studiosi.
Il progetto “La cause dell’evoluzione” ha permesso quindi di riunire, seppure in modo solamente digitale, i campioni del museo alle pubblicazioni scientifiche che per molti decenni sono state parte della biblioteca del Museo di Zoologia e che di essi raccontano l’origine. Il progetto permetterà, infine, grazie al carteggio, di ricostruire i tanti momenti di confronto di Rosa con i suoi allievi e con i colleghi di numerose prestigiose istituzioni internazionali.
“Nessuna soddisfazione umana può certo uguagliare quella di colui che, giunto a tarda età, percorrendo con la mente gli anni trascorsi, sente con serena valutazione di sé medesimo, che non invano agli ha vissuto e che la propria opera è destinata a lasciare profonda e durevole traccia nella storia del pensiero. Tale sentimento, unico grande compenso nella sorte riservata a pochi eletti, non poteva non albergare nell’animo di Daniele Rosa quando, ormai più che ottantenne e semicieco, trascorreva le lunghe ora a rievocare con mente sempre lucida gli anni trascorsi fra gli studi, a meditare sui problemi che gli avevano occupato la vita, a considerare l’edificio da lui sapientemente costruito”.
Con queste parole, lo zoologo Giuseppe Colosi ricordava Rosa celebrandone l’opera alcuni decenni dopo la morte. Tuttavia, con l’eccezione di alcune menzioni, l’opera di Daniele Rosa è stata dimenticata dagli evoluzionisti ed è un peccato, perché alcune delle sue intuizioni e conclusioni sono confluite, come un fiume carsico non riconosciuto, nel dibattito evoluzionistico attuale. Sposando appieno l’ammirazione manifestata da Colosi, l’Università di Modena e Reggio Emilia e l’Accademia Nazionale di Scienze, Lettere e Arti di Modena rendono oggi disponibili questi preziosi testi e materiali.