Impegnata da anni nella democratizzazione dei beni culturali, l’Associazione e impresa sociale Officine Culturali svolge questo ruolo concentrando le proprie risorse su attività educative, inclusione e partecipazione delle comunità del patrimonio e dei cittadini (studenti, turisti, viaggiatori, fuori sede, pendolari, migranti). A seguito di una convenzione e di un partenariato, pubblico-privato dal 2020, con l’Università degli Studi di Catania, l’Associazione dal 2010 si occupa della valorizzazione e fruizione dei servizi culturali del Monastero Benedettino di San Nicolò l’Arena.
In questo periodo ha analizzato, con la collaborazione dei suoi membri, le esigenze del patrimonio culturale e delle comunità, in particolare di coloro che manifestano interesse per l’ex complesso monastico, patrimonio dell’UNESCO dal 2002. L’organizzazione, con un piano di sviluppo dell’audience, progetta le attività (visite guidate, spettacoli teatrali, laboratori per famiglie e scuole) finalizzate a soddisfare le esigenze espresse dagli utenti: con l’obiettivo della diversificazione, della maggiore riduzione possibile della discriminazione sociale e culturale e della massima accessibilità dei luoghi e dei contenuti.
L’Associazione collabora anche con l’Orto Botanico e il Museo di Archeologia dell’Università di Catania, raggiungendo gli stessi obiettivi. Oggi l’impresa sociale impiega 9 dipendenti con un lavoro fisso, principalmente donne.

Una collaborazione, tre impatti
Il lavoro svolto da Officine Culturali in collaborazione con l’Università di Catania ha prodotto tre tipi di impatti. Il primo impatto riguarda il pubblico e le comunità: in pochi anni i visitatori dell’edificio sono passati da poche centinaia (2009) a circa 70.000 l’anno complessivamente. Questo è un impatto quantitativo. L’impatto più importante riguarda la partecipazione culturale che in Italia è molto debole: solo il 27% degli Italiani frequenta biblioteche, musei, librerie, teatri, cinema. L’esclusione culturale è un fenomeno che produce un effetto molto grave nella vita sociale delle persone perché la cultura fortifica la consapevolezza e l’autonomia, e senza queste il cittadino non sa più affrontare i problemi e le sfide.
Tra i minori in Sicilia l’esclusione culturale raggiunge l’80%. Il lavoro svolto in questi anni ha permesso di coinvolgere circa 100.000 minori nei musei e nel monumento, rafforzando la loro conoscenza e il loro senso di appartenenza di quei luoghi. Il Monastero dei Benedettini è diventato un bene comune per studenti delle scuole, cittadini e viaggiatori; è un edificio che spiega alle persone la complicata storia della città di Catania e allo stesso tempo è un luogo piacevole e accessibile. La comunità degli studenti universitari lo considera una casa comune.

Il secondo impatto riguarda i lavoratori di Officine Culturali: l’Associazione era nata nel 2009 quando molti di essi erano ancora studenti universitari. Le loro competenze, le loro conoscenze e la loro caparbietà hanno permesso di trasformare il sapere in lavoro e oggi 9 persone che hanno studiato all’Università di Catania svolgono dentro un edificio storico universitario un lavoro qualificato che amano, con la loro impresa sociale.
Il terzo impatto riguarda la Terza Missione dell’Università: un edificio storico ha bisogno di manutenzione e anche di rispetto. L’amore dei catanesi per il monumento ha aumentato la cura e ridotto i pericoli di vandalizzazione. L’Università di Catania ha ricevuto molti complimenti per la gestione dell’edificio e per gli impatti che ha generato: la sua reputazione è cresciuta perché essa ha reso accessibile e comprensibile un monumento unico e straordinario, creando un’opportunità di imprenditoria sociale per suoi ex studenti. Inoltre collaborando con Officine Culturali ha trasformato la ricerca sul patrimonio culturale in sapere accessibile a moltissime persone.

Un partenariato pubblico-privato per il patrimonio culturale
Per realizzare questi impatti l’Università e l’Associazione hanno lavorato insieme per 10 anni utilizzando una convenzione e, dal 2020, hanno sottoscritto un partenariato pubblico-privato per la valorizzazione del patrimonio culturale grazie al nuovo codice dei lavori pubblici italiano, il Dlgs 50/2016, che prevede (comma 3 Art. 151) la collaborazione tra pubblico e privati “per assicurare la fruizione del patrimonio culturale della Nazione e favorire altresì la ricerca scientifica applicata alla tutela”. Questo partenariato ha una durata di 10 anni rinnovabili e funzionerà grazie a un gruppo di lavoro (tavolo tecnico) misto che via via prenderà le decisioni. Si tratta di una innovazione profonda nei processi collaborativi, perché l’interesse pubblico diventa primario e l’interesse privato di un’impresa sociale diventa solo funzionale alla sostenibilità generale della collaborazione.
