I teatri anatomici dell’Università di Pisa

I luoghi della dissezione da Vesalio ai giorni nostri

Lo Studio Generale Pisano fu istituito nel 1343, con la bolla pontificia In supremae dignitatis… Nel 1472 gli studi superiori ebbero un grosso impulso, quando Lorenzo il Magnifico promulgò un editto in base al quale gli Studi Generali dovevano risiedere a Pisa, dove fece costruire il palazzo de La Sapienza, sede degli studi universitari, compresi quelli anatomici. Dati precisi si hanno verso il 1544, quando l’anatomista Andrea Vesalio (1514-1564) fu chiamato da Cosimo I de’ Medici a tenere dissezioni a Pisa.

Busto in gesso di Andrea Vesalio. Galleria dei busti. Museo di Anatomia Umana Filippo Civinini, Università di Pisa

Altre figure insegnarono Anatomia a Pisa, fra cui Realdo Colombo, Gabriele Falloppio, Carlo Fracassati, Lorenzo Bellini, Paolo Mascagni, Filippo Civinini, Filippo Pacini, Guglielmo Romiti e Giovanni Vitali. Questa tradizione dette lustro agli studi medici dell’ateneo pisano, consentendo un’evoluzione non solo della disciplina anatomica, ma anche del luogo simbolo in cui si svolge, cioè il teatro anatomico, e pose le basi anche per la nascita del Museo di Anatomia Umana, in occasione della Prima Riunione degli Scienziati Italiani, tenuta a Pisa nel 1839.

Il teatro anatomico universitario

Nel 1543 Cosimo I promulgò gli Statuta, il cui capitolo LI, De anatomia singulis annis facienda, regolava l’Anatomia. Dovevano essere garantiti un cadavere maschile e uno femminile. Il carnevale era il “tempo del taglio”, periodo ideale essendo la stagione fredda. Le dissezioni erano effettuate lontano dall’ospedale, in un edificio accanto al palazzo de La Sapienza, sede del primo teatro anatomico, e adiacente alla Chiesa di Santa Maria della Neve, e quindi all’Arno, attraverso cui arrivavano i cadaveri da Firenze per le dissezioni di Vesalio e dei suoi successori. Un’epigrafe marmorea, apposta sull’ingresso di questo edificio da Guglielmo Romiti ricorda il primo anfiteatro anatomico.

Epigrafe in ricordo del primo anfiteatro anatomico (1901). Foto dell’autore

Un’altra testimonianza proviene da Guido Guidi (1509-1569), chiamato nel 1548 a tenere lezioni nello Studio Pisano. Nel De anatome corporis humani Guidi affrontò gli aspetti costruttivi del teatro anatomico. Descrisse anche quello pisano, di forma ottagonale, con una parete divisoria collocata alle spalle del tavolo di dissezione, così da ricavare una stanza per le preparazioni. Aveva tre fonti di luce: dal soffitto e da due finestre poste una di fronte all’altra in corrispondenza del tavolo, presso la testa e i piedi del cadavere. L’ambiente era illuminato anche da candele. Il corpo era di fronte ai presenti, su un tavolo rettangolare, leggermente in pendenza. Una svolta si ebbe nel 1679, quando Giuseppe Zambeccari (1655-1728) riferì lo sporadico svolgimento di una dissezione in ospedale. Il vecchio teatro non poteva più contenere l’accresciuto numero di studenti e nel 1781 iniziarono le pratiche per venderlo.

Il teatro anatomico dell’ospedale

Nel 1782 Angelo Fabroni presentava il nuovo teatro presso l’ospedale di Santa Chiara come un edificio migliore. Tuttavia furono necessari interventi per migliorarne la funzionalità, a partire dalla costruzione di un maceratoio, in un’area prossima alle mura, lontano da corsie ospedaliere e abitazioni. Nonostante tutto le esalazioni crearono gravi problemi.

Nel 1827 si ripresentò la necessità di una ristrutturazione, anche per l’aumento degli studenti. Fu presentato un primo progetto dall’architetto Alessandro Gherardesca per una costruzione presso l’ospedale di Santa Chiara, dalla parte di porta nuova. Il costo di 43.174 lire fu ritenuto eccessivo e il progetto fu accantonato. L’amministrazione incaricò allora l’ingegner Gaetano Pasquini, il cui progetto prevedeva la costruzione del teatro in continuità con la facciata del vecchio ospedale. Il costo previsto fu di 31.013 lire, ma il risparmio andò a scapito della qualità. Il progetto fu comunque approvato, a dispetto dei limiti evidenziati in una relazione del collegio medico. Emersero ulteriori perplessità e da Firenze giunse l’ordine d’interpellare un altro ingegnere, Francesco Riccetti. La nuova planimetria presentava l’originale progetto di Pasquini, in giallognolo, e le modifiche di Riccetti, in rossognolo.

Progetto di Francesco Riccetti: “pianta del nuovo teatro anatomico con l’aggiunta dei due passanti coperti e altre nuove stanze ricavabili nella Casetta a esse contigua”, 1830. Archivio di Stato di Pisa, Plantario, c. 401

Il 15 novembre 1832 furono inaugurati gli Stabilimenti Anatomici, comprendenti il nuovo teatro e un allestimento museale. Luigi Morelli tenne un Ragionamento accademico in occasione della solenne apertura del nuovo teatro anatomico che aveva sette ordini di sedili e le pareti arredate con le 44 tavole anatomiche di Paolo Mascagni (1755-1815). Nel 1848 la goliardia pisana si distinse per il suo fervore patriottico nella drammatica battaglia di Curtatone e Montanara. Alla fine di quell’anno, alla Soprintendenza degli Studi e a quella di Sanità di Firenze fu inviata la richiesta per il progetto di un nuovo teatro anatomico. Dopo poco più di quindici anni, gli Stabilimenti erano diventati inidonei alle nuove esigenze dell’Anatomia, della Chirurgia e degli allestimenti museali.

Il teatro anatomico nella Scuola Medica

Nel 1865 il Municipio di Pisa decretò la costruzione di un nuovo edificio: la Scuola Medico Chirurgica, in via Solferino. Il progetto fu affidato all’ingegner Gaetano Corsani e i lavori appaltati, nel 1868, all’impresa Francesco Antonini. Il corpo di fabbrica aveva tre aule centrali strutturate a teatro. L’Istituto di Anatomia, situato in fondo all’edificio, aveva una sala con tavoli per la dissezione, ubicata a ponente. Questa parte dell’edificio permetteva, con maggiore discrezione, il trasporto dei cadaveri dall’adiacente ospedale. Tra il 1907 e il 1911 alcuni lavori cambiarono la morfologia architettonica. Fu sopraelevato il lato ovest e parte del lato sud, ampliando gli spazi degli Istituti di Anatomia Umana e di Patologia Generale. L’aula attigua alla sala di dissezione fu organizzata con panche di legno sopraelevate, a mo’ di teatro.

Il teatro anatomico della Scuola Medico Chirurgica di Pisa sulla copertina de La scienza per tutti, 1919

Furono apportate altre modifiche, fino alla ristrutturazione di venti anni fa, con la demolizione del teatro ligneo per adeguamento alle normative di sicurezza. Nessun teatro anatomico è sopravvissuto a questi numerosi interventi.

Gianfranco Natale

Gianfranco Natale

Laureato in Medicina all’Università di Pisa, dove ricopre il ruolo di professore associato di anatomia umana ed è direttore del Museo di Anatomia Umana “Filippo Civinini”. Le sue linee di ricerca comprendono le alterazioni morfo-funzionali dell’apparato digerente nelle malattie neurodegenerative e infiammatorie, e la storia della medicina, con particolare riferimento all’anatomia. È membro della Società Italiana di Anatomia e Istologia e della Società Italiana di Storia della Medicina.