Il progetto, concepito da chi scrive, ha come tema lo studio del patrimonio artistico posseduto dalla famiglia Beneventano di Lentini, che rappresenta un ramo della nota casata romana degli Orsini. I Beneventano tra XIX e XX secolo incisero in modo determinante sia nella vita economica, sia sociale delle Sicilia orientale.

L’argomento declinato secondo vari aspetti (storia della famiglia, collezioni d’arte, stato sociale, economico) è stato poco studiato, pertanto ai fini di un progetto espositivo si è deciso di ricostruire, attraverso la ricerca di fonti documentarie del tutto inedite e testimonianze familiari, fatti avvenuti tra Otto e Novecento e in particolare quelli che condussero la famiglia alla dispersione degli oggetti d’arte.

Palazzo di Lentini
A Lentini uno dei rari esempi architettonici che non ha subito grosse modifiche fra Settecento e Ottocento è proprio palazzo Beneventano. Ricostruito dopo il terremoto del 1693 sulle macerie del preesistente, si sviluppa all’interno di un cortile rettangolare; tra la fine del XIX secolo ed i primi del XX secolo il barone Giuseppe Luigi Beneventano della Corte (1840-1934) diede incarico all’architetto Carlo Sada di ristrutturare il palazzo.

L’edificio, venduto nel 1971 al Comune di Lentini, per anni fu abbandonato (almeno fino a tutto il 2000), soggetto a crolli e a sciacallaggio di ogni genere. Dal 2016 lo spazio viene fruito dal grande pubblico grazie al lavoro di Italia Nostra (sezione di Lentini). A seguito di lavori di restauro e al contributo dei volontari di Italia Nostra sono state realizzate aree atte a ospitare servizi per i visitatori. Sono state inoltre realizzate svariate mostre di artisti locali e internazionali e una residenza d’artista per il Parco Badia Lost and Found.

Il nucleo originale della raccolta
Non conosciamo quale fosse il nucleo originale della raccolta, come si sia costituita, o quali fossero i suoi iniziatori; la dispersione di gran parte delle carte d’archivio e in particolare, delle carte di famiglia ne rende arduo lo studio. La raccolta è ipotizzabile sia stata avviata da Saverio Beneventano (1752-1830) e dai suoi avi. Riguardo alle tipologie di acquisizione si presume che, come consuetudine, derivassero da acquisti, lasciti ereditari, donazioni e scambi con altri collezionisti.
Il progetto di valorizzazione del palazzo di Lentini: metodi e strumenti
Il patrimonio culturale è corrispondente al valore percepito dalla comunità di appartenenza: è necessario divulgarlo in maniera efficace ed efficiente. Nel caso dei beni pubblici la valorizzazione crea valore sociale, il cui fine principale è ottenere esternalità positive: benefici materiali e immateriali per il singolo e per la collettività (Convenzione di Faro). Attraverso il digitale sarebbe possibile riprodurre in 3D le collezioni inedite ormai scomparse dal palazzo e quelle conservate presso altre sedi (di proprietà dei Beneventano), supportate da brevi schede delle opere.
Sarà rafforzato l’utilizzo dei social network e della piattaforma izi.TRAVEL in cui le storie legate al patrimonio culturale possono essere fornite dagli stessi visitatori dei musei, in un processo di co-partecipazione e co-creazione per avvicinare il pubblico a tale patrimonio e rendere il progetto di palazzo Beneventano maggiormente inclusivo.
Nel caso della progettazione e allestimento di una mostra e di un’esposizione multimediale permanente, si potrebbe condividere, oltre a un racconto, un breve video di anteprima che susciti curiosità e voglia di partecipare. Attraverso questi processi di interazione si può ottenere un feedback e analizzare quali siano stati i punti di forza e di debolezza (swot analysis), ciò che ha colpito, coinvolto e emozionato gli utenti-fruitori, permettendo di affinare le strategie future.
Nella ri-costruzione del patrimonio culturale da parte del pubblico, grazie anche all’ausilio del digitale, si attua la strategia del museo-risarcimento, evidenziando il rapporto tra la comunità locale e la famiglia che ha inciso nella storia e nello sviluppo del territorio. Attualmente il rapporto tra museo e territorio vede quest’ultimo quale museo diffuso, in grado di essere goduto, conosciuto e comunicato soprattutto attraverso il museo-istituto; nel nostro caso palazzo Beneventano è interprete e ambasciatore dei valori territoriali locali.
Nel riprogettare la fruizione del palazzo Beneventano bisognerà considerare che «l’apprendimento non è frutto dell’acquisizione/ricezione di conoscenze date, preesistenti ed “esterne” al soggetto», ma è da intendersi secondo le teorie di diversi pedagogisti, i quali ritengono che il soggetto apprenda attraverso una rielaborazione delle informazioni ricevute. È grazie agli oggetti delle collezioni, in quanto «usati, posseduti o costruiti» che con l’aiuto anche dei visitatori si potrà ri-raccontare la storia della famiglia Beneventano, veicolando «narrazioni tecniche e dati scientifici incorporandoli in una storia emozionante […] e più facile da ricordare» (Brunelli 2014).
L’impatto atteso della ricerca
Lo studio permetterebbe la lettura dei nessi fra le varie collezioni dei Beneventano e una adeguata musealizzazione e valorizzazione del palazzo di Lentini, che potrebbe indurre uno sviluppo del territorio anche attraverso l’organizzazione d’itinerari turistici sostenibili che favoriscano l’occupazione locale.