Nella transizione imposta dal Covid i Musei Civici di Reggio Emilia hanno voluto potenziare le loro azioni rivolte all’accessibilità e intercettare nuovi pubblici puntando sul tema della fragilità e della cura con l’obiettivo di mettere in valore il Museo di Storia della Psichiatria dell’ex Ospedale psichiatrico San Lazzaro, una delle sedi più rappresentative del sistema museale cittadino.
Per facilitare la condivisione dei contenuti e sperimentare nuovi modelli di esperienza culturale e di divulgazione museale si è messo in campo un progetto di comunicazione innovativo che consolida il concetto e il vissuto di museo-laboratorio. Un progetto che ha visto professionisti museali al fianco di un musicista della scena indipendente realizzare una forma alternativa di narrazione per abbattere il muro dello stigma, per raccontare la normalità della diversità custodita nelle collezioni del Museo di Storia della Psichiatria, affrontando temi arditi, dolorosi, difficili e contribuire a ridurre la distanza tra ciò che è abitualmente accettato e ciò che contraddice i canoni della moltitudine.
Un progetto sfidante che punta l’attenzione sul valore della fragilità e sull’imperfezione come una condizione assolutamente naturale dell’essere umano. E anche perché intende abbattere i rigidi steccati delle arti e dei saperi creando uno spazio culturale collettivo, in cui le opere e, in questo caso i documenti, escono dal museo e si mescolano ad altre opere, contaminano altri pubblici, anche i più lontani, e danno vita a creatività e possibilità senza confini.
Un progetto che vuole essere dirompente, in un momento in cui tutto è visual, veicolando il suo messaggio interamente sull’ascolto, senza immagini, per riuscire a toccare una dimensione più intima e profonda.
La Città del Disordine, un progetto di comunicazione museale
Attraverso la coproduzione di un’opera musicale dedicata al Museo di Storia della Psichiatria si è voluto far conoscere la straordinaria esperienza che esso custodisce incentrata sulla diversità, tematica oggi più che mai attuale anche nel contesto della pandemia Covid-19, riportando il vissuto della segregazione, della infermità e della cura nella esperienza quotidiana di tutti.
Assieme a esso, si è voluto inoltre promuovere il Sistema dei Musei Civici di Reggio Emilia e metterne in valore l’unicità e l’attrattività delle collezioni e la loro potenzialità nella lotta allo stigma e nell’agire sociale dell’arte che abbatte ogni barriera.
Il progetto, a cura di chi scrive (Musei Civici di Reggio Emilia), con testi di Chiara Bombardieri (Biblioteca scientifica Carlo Livi) e musica di Nicola Manzan, è consistito nella produzione di un’opera originale nata dalla trasposizione in musica delle cartelle cliniche dei degenti dell’ex Ospedale Psichiatrico San Lazzaro di Reggio Emilia. Promotori del progetto sono stati i Musei Civici di Reggio Emilia e AUSL Reggio Emilia con Biblioteca Scientifica Carlo Livi, depositaria dell’archivio dell’ex Ospedale Psichiatrico.

I documenti d’archivio sono stati la sorgente di una drammaturgia musicale che delinea ritratti di vite vissute ai margini e, più ancora, racconta la fragilità dell’essere umano: il manicomio visto come una città chiusa in sé, come una città del disordine, con le sue regole e la sua vita in un certo senso autosufficiente, in cui i cittadini sono i diversi, che rispecchiano però la debolezza della vita di ognuno, incarnando quegli archetipi dell’essere umano in cui tutti possiamo riconoscerci.
Si tratta di un’azione di comunicazione pensata per attivare un preciso target di pubblico della musica contemporanea, i giovani, e sollecitare i legami tra la community degli artisti e dei creativi e i Musei Civici di Reggio Emilia: la fascia di età 18-45 anni e i professionisti del settore culturale-creativo coinvolti nell’approfondire la conoscenza del patrimonio culturale della città e del museo come spazio di contaminazione tra esperienze che nascono anche al di fuori dell’ambito museale.
L’obiettivo di fondo è quello di posizionare il Museo di Storia della Psichiatria di Reggio Emilia nel panorama nazionale, contribuendo ad amplificarne l’immagine come punto di riferimento in Italia nelle proprie tematiche.
La Città del Disordine. Storie di vita dal Manicomio San Lazzaro si declina in differenti medium. Innanzi tutto il CD per la distribuzione commerciale di brani musicali, uscito il 7 maggio 2021 con Kizmaiaz Ed. Musicali, Overdrive, Dischi Bervisti.

L’opera è distribuita anche su altri supporti, quali vinile e musicassetta, sul web e un suo estratto è confluito nell’audioguida del Museo di Storia della Psichiatria come colonna sonora d’accompagnamento ai testi. La rappresentazione del concerto dal vivo ha avuto luogo in diverse città del territorio nazionale ed è stata ospitata dall’Accademia di Belle Arti di Venezia per un incontro con gli studenti e il pubblico.

Tramite produzione e ricerca e investendo sul patrimonio, si è voluto così puntare sulla realizzazione di un’opera musicale, dai contenuti originali dedicati, per allargare la platea dei pubblici attraverso un’operazione di coproduzione con un editore della scena musicale indipendente. Il prodotto è soprattutto rivolto a un’audience altamente targettizzata sulla base di interessi specifici e in parte già ampiamente fidelizzata dal soggetto coinvolto e in particolare i giovani, veicolando i contenuti museali attraverso canali di comunicazione, promozione, interazione, inconsueti per l’istituzione museale ma straordinariamente efficaci e attivi nella capacità di dialogare, far presa, coinvolgere gli ambienti del mondo musicale, il pubblico dei club alternativi, ecc. Potenziando così reciprocamente la comunicazione e la conseguente ricaduta, facendo incontrare, dialogare e crescere ambienti e pubblici diversi, accomunati da una esperienza di arricchimento reciproco proveniente dall’aver intrapreso percorsi alternativi, altri da sé. La strategia è pensata dunque per intercettare anche gli emergenti e i professionisti del settore creativo, le istituzioni culturali, soprattutto i musei, oltre ai pubblici già interlocutori dei Musei Civici di Reggio Emilia, alla comunità locale e nazionale.
La Città del Disordine si inscrive nel più ampio progetto #IspirazioneMuseo, volto a far crescere una nuova generazione di professionisti che assumano il museo come terreno vissuto e autentico di formazione, in modo che sia naturale per loro esprimersi attraverso di esso nelle più svariate arti e attività. Si vuole puntare sui contenuti che già appartengono ai Musei Civici concepiti quali musei delle meraviglie, nell’accezione del diversamente bello, dell’inconsueto, dell’imperfetto, invitando protagonisti di riferimento indiscussi a livello nazionale a lavorare su questi temi.
La conoscenza che abbatte le barriere e gli stereotipi educa a uno sguardo aperto che supera i pregiudizi nei confronti del diverso, dell’anomalia. Ci si vuole così collegare alle tematiche cardine delle politiche della città per l’inclusione sociale, quelle riguardanti la “fragilità” non solo come emergenza ma assumendola come condizione costitutiva della persona.
L’audioguida per il Museo di Storia della Psichiatria
È stata creata un’audioguida del Museo di Storia della Psichiatria, pubblicata sul sito dei Musei Civici di Reggio Emilia e fruibile anche tramite dispositivi mobili, uno strumento teso ad allargare le possibilità di accesso e fruizione dei contenuti, sia all’interno del museo che da remoto.

Qui i testi che conducono il visitatore alla scoperta degli ambienti sono accompagnati dalle note musicali di La Città del Disordine in una simbiosi di toccante sensibilità.
Ne è risultato un prodotto che è già di per sé una performance, uno strumento immersivo, emotivamente efficace per imprimere parole, concetti, significati nella mente e nel cuore di chi ascolta, rendendo personale e interiore il contatto con il museo, intimo nella sua esperienza.
Il progetto La Città del Disordine si basa anche sulla considerazione che il lavoro svolto dai piccoli musei assomiglia nei suoi percorsi a quello che si vede all’opera nella scena creativa indipendente – musicale in questo caso –, entrambi condividendo un approccio “artigianale” che non può contare su strutture e risorse complesse e proprio per questo si nutre di una forte spinta alla sperimentazione e di un coraggio ineguagliato nell’intraprendere azioni più libere e innovative. Puntando anche su questa affinità siamo convinti sia possibile creare ulteriori sinergie di linguaggio, rendendo sempre più contemporanea e proficua una comunicazione museale che voglia fare della sperimentazione e della qualità le leve per creare nuovi punti di contatto, nuovi approcci, nuova cultura.