Il territorio possiede una sua struttura indipendente dalla presenza dell’uomo avendo una sua precisa caratterizzazione in senso geologico, oro-idrografico, climatico e produttivo. Il progressivo impadronimento del territorio è avvenuto da parte dell’uomo in una serie di atti che possono definirsi cicli.
Il primo ciclo, il più antico, è quello definito ciclo di impianto dell’antropizzazione e consiste nel progressivo adattamento dell’uomo agli elementi naturali; la prima fase di questo ciclo vede nella percorrenza la maniera più immediata per impadronirsi del territorio.
Per le zone di montagna, di collina ma anche per le pianure in gran parte allagate e paludose, i percorsi di crinale rappresentano quindi l’utilizzazione più facile e spontanea dell’ambiente naturale. I crinali, in quanto asciutti, sono percorribili in qualsiasi stagione essendo privi di ostacoli, di guadi, di ponti, di passerelle, di compluvi profondi, e avendo continuità nell’altimetria e sempre visuale libera quindi massima padronanza di percorrenza dall’alto rispetto al dominio frammentario dell’area nelle percorrenze vallive.
Percorsi quindi anche sicuri dal punto di vista bellico.
I crinali si possono in sintesi definire la più antica struttura territoriale dello spazio antropico.

Con ogni probabilità su di essi vennero a disporsi in origine piccoli insediamenti isolati; i percorsi di crinale principali però, per loro natura, in aree montuose raramente si prestano alla collocazione di insediamenti, anche perché si tratta di terreni pressoché privi di acque sorgive e di spianate. Inoltre la configurazione stessa dei terreni sui crinali quasi sempre non consentiva la strutturazione di ampi tessuti territoriali a substrato degli insediamenti abitativi.
È infatti solo in una seconda fase successiva, che coinvolge il livello delle risorgive e aree di pianori più vasti, che si assiste alla nascita degli insediamenti su adeguati tessuti, siti prevalentemente su promontori alle estremità di crinali secondari connessi con il crinale principale. In questa fase successiva si formano anche i cosiddetti percorsi di controcrinale tra gli insediamenti antropici che intersecano i promontori e le valli attigue parallelamente al crinale principale sostituendone poi la funzione di principale percorrenza.

La lettura delle forme del territorio
I percorsi di crinale costituiscono pertanto la primaria ossatura atta a formare un organismo territoriale in una logica stringente secondo la quale anche le città principali conseguono una loro collocazione che discende dalla strutturazione cosiddetta da crinale.
I centri abitativi più importanti, che per la maggior parte coincidono ancora con le città attuali, sempre si collocano infatti alle testate dei crinali principali o secondari o nei loro sbocchi in pianura e, in questi casi, sempre all’incrocio con percorsi di fondovalle in una diretta relazione con i corsi d’acqua e loro attraversamenti, guadi o ponti.
L’occupazione del territorio da parte dell’uomo ha pertanto il suo cardine fondamentale nell’intero sistema di crinale e sue articolazioni e si muove da monte verso valle.
Capire il territorio in questa sua strutturazione significa scomporre la complessità dell’organismo territoriale leggendone la strutturazione oro-idrografica in rapporto, in primis, con le ramificazioni dei corsi d’acqua e le curve di livello altimetriche anche nelle aree di pianura dove i fiumi, nel loro scorrere e variare d’alveo, hanno determinato zone alte in corrispondenza degli argini e delle bassure.

La configurazione della realtà naturale nei suoi temi geografici (orografici o idrografici) e fisici (geologici o tettonici) si forma secondo il principio della gradualità scalare o salti di scala pertanto sempre, quale incipit, dai percorsi territoriali matrice sui quali si dispongono i tessuti fondiari e quelli edilizi nell’ambito dei quali si realizzano i tipi edilizi cioè le costruzioni.
Per l’uomo la prima utilizzazione del territorio consiste infatti nella percorrenza e il crinale, sia esso di montagna o di pianura considerando i dossi fluviali e le strisce rialzate nelle bassure spesso allagate, è quindi il percorso spontaneo legato al concetto di via che può indicare un sentiero, una pista, un corso, o un passo; mentre la strada, che deriva il nome dal latino stratus che significa copertura, selciato indica già una fase successiva nella quale i percorsi territoriali sono relazionati ai tessuti fondiari.

Esempi di edificazione su percorsi territoriali matrice
I percorsi territoriali descrivono morfologicamente lo spazio naturale e lo misurano tramite il fattore tempo; essi collegano, cioè legano, gli insediamenti urbani gerarchizzandoli, delimitano e innervano i tessuti territoriali coordinandoli. All’atto pratico e in sintesi, essi strutturano l’organismo territoriale quel corpus che spesso nella contemporaneità, e sbagliando, si denomina paesaggio.
Tanto può e potrà cambiare degli edifici, o dei tessuti, ma l’impianto viario che gemma gerarchicamente, come si è visto, dai percorsi di crinale, rimane e rimarrà come organismo base mai del tutto cancellabile e sempre in qualche misura condizionante. In tal modo esso si caratterizza, nel corso della storia, come matrice operante e continuo artefice della individualità del territorio.
Si pensi ad esempio agli impianti regionali lineari come la terra di Bari o l’Emilia e Romagna. In particolare la regione ancora oggi imperniata sulla via consolare di Marco Emilio Lepido mostra le principali città tutte posizionate sui terminali dei crinali dei fiumi più grandi, percorsi tutti ortogonali al crinale matrice, che scendono dall’Appennino e che sono pressoché regolari e cadenzati in Romagna e più articolati in Emilia.
Sempre e comunque percorrenze ancora oggi in grado di condizionare e differenziare il processo formativo e trasformativo edilizio-urbano-territoriale di ogni parte del territorio antropizzato. Il primo ciclo di utilizzo del territorio attraverso i percorsi di crinale, basandosi necessariamente sull’utilizzo naturale dell’orografia, ancora costituisce, con i suoi sviluppi conseguenti, il presupposto per ogni successivo intervento pianificato in questo incipit di XXI secolo.