Come sovente accade, i campioni conservati nelle collezioni di orti e musei universitari del CAMS-Centro di Ateneo per i Musei Scientifici dell’Università degli Studi di Perugia, il patrimonio materiale, sono il punto di partenza di diversi percorsi di comunicazione che utilizzano come mediatori culturali il patrimonio immateriale, rappresentato in questo caso specifico dai beni musicali. Il viaggio sonoro sulle orme del naturalista-esploratore perugino Orazio Antinori è stato pensato sia per celebrare in modo diverso la memoria e l’eredità culturale e umana di un grande scienziato e naturalista umbro, sia per attivare un principio terapeutico che vada ad aggiungersi alle cure intraprese per lenire il malessere e il disagio, causato dall’isolamento sociale legato all’attuale pandemia, nel pubblico dei musei.
Grazie ai beni musicali si vuole anche innescare un percorso di public engagement che riproponga in modo “reale” nel territorio la collaborazione tra pubblico e musei, esistente prima della chiusura degli spazi museali, attraverso alcune parole chiave quali patrimonio, diversità, comunicazione, fiducia, cura, economia. Questo consentirà, di ristabilire quella fiducia indispensabile tra comunità e musei per condividere e ricostruire una varietà inesauribile di trame culturali e narrazioni che spaziano in ambiti educativi, scientifici, sociali, storici e politici. Questo viaggio sonoro, in seguito alla recente ratifica da parte dell’Italia nel settembre del 2020 della Convenzione di Faro, si colloca in pieno nella scia delle politiche culturali riguardanti il patrimonio del nostro paese.

Progetto di un percorso sonoro antinoriano a tappe, dalla Grecia alla Turchia, dall’Egitto all’Etiopia
Grazie al patrimonio materiale dei campioni delle collezioni del CAMS, attraverso i beni musicali, nell’estate del 2020 abbiamo organizzato la prima tappa sonora, in Grecia (https://youtu.be/PojwRJOrWdY), del lungo viaggio d’esilio dopo la caduta della Repubblica Romana del 1848, intrapreso da Orazio Antinori, naturalista e militante risorgimentale di profonda fede mazziniana.
La seconda tappa del viaggio sonoro, organizzata nell’estate del 2021, puntando in senso geografico e storico consequenziale, è stata la Turchia, dove nell’allora cuore del vasto Impero Ottomano l’Antinori visse ben 9 anni, dal 1851 sino al 1859. Il viaggio proseguirà poi nei prossimi anni verso il Grande Sud, sempre seguendo gli itinerari antinoriani, per raggiungere la Palestina, l’Egitto, il Sudan e infine i verdi altopiani dell’Etiopia, dove l’Antinori si recò più volte e dove effettuò pure la sua ultima spedizione, molti anni dopo, dal 1876 al 1882, fondandovi la nota Stazione Geografica e Scientifica di Lét Marefià, dove le sue spoglie riposano tuttora sotto l’ombra di un vecchio albero di sicomòro (Ficus sycomorus L., 1753).

Suoni e canti popolari della Turchia

La Turchia, con i suoi 783.562 kmq di superficie, è uno dei più grandi Paesi mediterranei, ma la sua grandezza non si limita all’estensione territoriale bensì si manifesta anche nella ricchezza e varietà del suo patrimonio naturale e culturale. Tale ricchezza è visibile attraverso un’ampia varietà di paesaggi, ambienti, ecosistemi e una biodiversità vegetale e animale fra le più ricche d’Eurasia, oltre che dalle innumerevoli testimonianze dei popoli e delle civiltà che si sono susseguite nei suoi territori nel corso di migliaia di anni, lasciando in eredità alla Turchia odierna uno straordinario patrimonio storico-artistico e culturale.
Il secondo evento-tappa del lungo percorso sonoro sulle orme di Orazio Antinori, ha portato in Umbria dall’ 8 al 10 agosto 2021 suoni e canti popolari tradizionali dell’Anatolia (Türk halk müziği), grazie alle disponibilità dei due virtuosi musicisti turchi Umut Sülünoğlu (Maestro di Saz e Bağlama) e Uğur Önür (Maestro di Kemantché), che uniscono al talento musicale una profonda cultura etnomusicologica, frutto sia di studi accademici sia di esperienze dirette a contatto con le comunità rurali delle regioni più remote della Turchia. Il duo grazie alle sonorità di alcuni degli strumenti più tipici della tradizione musicale popolare turca, il saz e la bağlama (cordofoni di antichissime origini centro-asiatiche ed iraniche) ed il kemantchè (altro cordofono ad archetto tipico dell’Asia Minore), ha condotto il pubblico all’interno dell’atmosfera di un repertorio di brani strumentali e vocali, di musiche tradizionali e popolari di antiche origini, spesso di autori sconosciuti e tramandate di generazione in generazione nelle comunità rurali.
Musiche di diversi generi, tipi e stili del ricco e variegato patrimonio musicale turco, con particolare riguardo alle sonorità sia delle regioni interne e montuose sud-orientali dell’Anatolia sia delle aree costiere settentrionali, lungo le sponde del Mar Nero e le coste occidentali e meridionali, affacciate sull’Egeo e sul Mediterraneo orientale.

I concerti della tappa turca del viaggio sonoro antinoriano, organizzati sempre in stretta collaborazione con Enti pubblici ed Associazioni regionali e locali (come nel precedente evento “Υπέροχη Ελλάδα! – Meravigliosa Grecia” dello scorso agosto 2020!), si sono svolti a Perugia presso i Giardini del Frontone (https://www.youtube.com/watch?v=uZfSd8x68a0), in collaborazione con “T-Trane Record Store” di Perugia, a Terni presso il FAT Art Club (https://studio.youtube.com/video/pIMfNKWQK2A/edit) in collaborazione con la cooperativa CAOS di Terni e infine presso Parco Naturale Regionale del Monte Cucco (Fossato di Vico, Perugia), nell’ambito del Green Festival artistico nazionale “Suoni Controvento” – Itinerari di cultura sostenibile, in collaborazione con l’Associazione Umbra della Canzone e della Musica d’Autore, nella suggestiva cornice della Grotta di Sant’Agnese (https://www.youtube.com/watch?v=2LDgB26uwlQ) immersa nelle faggete del Monte Cucco (Costacciaro, PG), tra patrimonio materiale e immateriale.