Arrivammo al tramonto. Nel deserto il sole aveva iniziato la sua discesa, esaltando i profili scuri dei nostri volumi di corpi e animali che si proiettavano in ombre sulla sabbia rossastra del Sahara. La guida ci aiutò a scendere dalle selle dei dromedari che ci avevano trasportato nei pressi dell’accampamento dove avremmo passato la notte sotto le stelle. Mentre noi turisti chiacchieravamo, il nostro accompagnatore berbero garbatamente si accomiatò e cominciò a camminare in quello che ai nostri occhi apparve come un nulla o un tutto di dune di sabbia, fino a che non vedemmo un minuscolo punto nero sparire nell’orizzonte.
Capire la cultura di un popolo ne mette in luce la normalità senza ridurne la peculiarità, ci insegna Clifford Geertz e, se ci sono esperienze a piedi difficili da provare, orientarsi in un oceano di polvere o avanzare in una foresta al buio, senza smarrire la strada, l’azione del camminare con la sua naturalità ci è propria e ci accompagna in tutta la nostra esistenza.
Camminare: un’esperienza trasformativa
Il camminare è sempre un’esperienza trasformativa. Una delle più celebri descrizioni del passeggiare ce la dà Jean Jacques Rousseau nel Rêveries du promeneur solitaire, dove annotò le sue riflessioni, inebriandosi delle bellezze della natura e raccogliendosi in un perfetto silenzio, turbato solo dal cantare degli uccelli o dal mormorio dei torrenti, sinuosamente alla ricerca della via verso il mare. Il procedere a passi lenti si misura sui sentieri, in mezzo a zolle di terra o pietre, in montagna o in pianura. In silenziosa introspezione si riscopre la natura e ci si immerge in essa; rigenera, cura le ferite dell’anima, predispone alla contemplazione e alla riflessione. Si potrebbe aggiungere anche alla meditazione (per chi ne è iniziato).
È un gesto che si sottrae alla tirannia della velocità restituendo intensità alla vita. Il cammino può anche divenire una prova, con se stessi, con l’ambiente naturale, di cui il camminatore percepisce la potenza, spingendolo a valutare i rischi, i propri limiti, la resistenza e il coraggio.
L’attrazione per la natura primigenia costruita dalle nostre menti riposa sul mito del paradiso perduto, in sparizione di fronte all’avanzata della modernizzazione e di cui si cercano le tracce superstiti, lontano dai campi coltivati e dall’inquinamento delle città. La montagna affascina e insegna che non c’è una sola via per raggiungerla e che avvicinarsi a essa è possibile solo con i propri mezzi, piccoli o grandi che siano, scrive Francesco Tomatis, nella sua Filososfia della montagna.
Il camminare può anche essere un’esperienza di condivisione e di socialità nei paesaggi che attraversiamo. Giovani e anziani, soli o in compagnia, percorrono da secoli il Cammino di Santiago di Compostela di cui la strada più nota è il Camino Francés che inizia in Francia e termina in Spagna, ai piedi della tomba dell’apostolo Giacomo il Maggiore. La Via Francigena invece collega Canterbury a Roma, attraversando l’Inghilterra, la Francia, la Svizzera e l’Italia, per concludersi sulla tomba di San Pietro.
I cammini in Italia
Il turismo, da sempre attento ai nuovi prodotti del mercato, ha riscoperto la pratica del cammino per la promozione del territorio. L’infrastruttura di vie storiche, naturalistiche, culturali e religiose, che da Nord a Sud percorrono il Paese, è segnalata dall’Atlante Digitale dei Cammini d’Italia e promossa dal Ministero della Cultura, Regioni e Province autonome. Sentieri, mulattiere, strade e vie campestri accordano ai viaggiatori la facoltà di conoscere in profondità i luoghi che attraversano, la narrazione formata dalle tracce storiche e la vita presente, i suoni, odori e sapori. Il passato e il futuro si incontrano nel presente ritmato dai passi, nella mobilità definita slow del turismo lento.
Accomunati dalla stessa passione nascono gruppi di interesse come la Rete Nazionale Donne in Cammino e la sua community social Ragazze in Gamba. Creata da Ilaria Canali nel 2019, punta alla valorizzazione delle donne in questo settore e raccoglie 85.000 iscritti. Nata nel 1995 e coordinata da Giovanni Germano, invece Cammina Molise promuove le terre molisane restituendo visibilità ai borghi, ai contesti culturali e alle forme di vita delle comunità, esaltandone la convivialità. La manifestazione, esportata in Argentina, dove vi è una forte emigrazione molisana, ha consentito il ricongiungimento familiare e risvegliato il desiderio di conoscere le terre degli avi, favorendo il cosiddetto turismo di ritorno o delle origini.
Nel cuore dell’Appennino Il cammino nelle Terre Mutate, progettato dal Movimento Tellurico, Associazione Proletari Escursionisti – Roma e Federtrek, si sviluppa per circa 250 km. da Fabriano all’Aquila come un percorso solidale e di conoscenza, sia dell’ambiente naturale che delle persone che vivono nei luoghi colpiti dal sisma del 2016. Per ultimo, ma non per importanza, il Piedibus del Ben Essere, ideato da Erminia Battista, è un laboratorio in movimento di promozione della salute promosso dal Dipartimento di Prevenzione della USL Umbria 1.
Queste iniziative ci ricordano che non è mai troppo tardi per iniziare a camminare e conoscere la nostra nazione dal punto di vista sociale, economico e culturale, come insegna Alfredo Di Giovanpaolo nelle puntate della trasmissione Cammina Italia, il reportage lento nel paese reale su Rainews.